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Academic year: 2020

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(1)

Memoria di prosa e schizofrenia. Un deficit di codifica o di recupero

strategico?

Prose memory and schizophrenia. A deficit of encoding or of retrieval strategy?

M.C. Quattropani, S. Cova

Università di Messina, Facoltà di Scienze della Formazione, Dipartimento di Scienze Pedagogiche e Psicologiche

Summary

Objectives

The aim of the present study was to evaluate if the components, immediate and delayed, of prose memory are differently pro-cessed in the population with schizophrenia, as compared to adult controls, in order to expand the knowledge supporting neuropsychological rehabilitation programs.

Methods

This study was carried out on 32 subjects with DSM-IV-TR schizophrenia (21 males and 11 females), followed-up at the Outpatient Centre for Mental Hygiene of Locri (RC) and at the Centre for Mental Health of Gioiosa Jonica (RC). Patients were matched with 32 healthy controls for age, sex, and years of education.

Exclusion criteriafor all participants included a history of significant head trauma or neurological disease, substance abuse, alcohol dependence, and major sensory or motor im-pairment.

This research has been conducted through application of a “neuropsychological battery” in order to investigate the cogni-tive abilities, memory skills and understanding of the subjects.

Results

There is evidence of impaired prose memory performance in patients. In particular, accuracy of memory, immediate and

delayed, showed remarkably low performance of mnesic ma-terials. Moreover, they show confabulations or details that are not consistent with the exposition. These intrusions could be at-tributed to an inability to monitor and suppress inappropriate responses and to poor use of strategies during the stage of recov-ery. Finally, subjects with schizophrenia showed a benefit from the repetition of exposed material, which allowed them adding a minimum number of intrusions, comparable to that of normal subjects.

The test scores suggest a difficulty in elaborating an effective strategy for storing material. Both the RAVLT and prose memory tests did not show a prevalence of primary and recency effects, meaning inability to remember correctly the text and easy dis-tractibility to irrelevant information.

Conclusions

Our purpose was to use these results to improve techniques used in the rehabilitation of declarative verbal memory deficits in patients.

It is important to emphasize the need for a holistic treatment, which includes neuropsychological rehabilitation, pharmaco-logical and psychotherapeutic approaches, in spite of the wide variety of different clinical and pathological manifestations.

Key words

Prose memory • Schizophrenia • Encoding • Retrieval

Corrispondenza:

Maria Catena Quattropani, Dipartimento di Scienze Pedagogiche e Psicologiche, via Concezione 6/8 • 98122 Messina, Italia • Tel. 090-344831 • E-mail: mquattropani@unime.it

Introduzione

I disturbi cognitivi pur non essendo riconosciuti, nei manuali diagnostici, come “criteri” per diagnosticare la schizofrenia, sono stati validamente descritti come aspetti nucleari nel-la sintomatologia schizofrenica a seguito di numerosi studi neuropsicologici. Tra i domini cognitivi maggiormente com-promessi nei pazienti con tale patologia vi sono le abilità di memoria verbale 1 che, così come per le restanti compro-missioni (intelligenza, attenzione, abilità spaziali, linguaggio e funzioni esecutive), inevitabilmente finiscono per avere significativa influenza sul funzionamento sociale di ciascun soggetto ed è, per tale motivo, importante vagliarne la gravi-tà. Numerosi studi 2 3 hanno evidenziato deficit mnesici nei pazienti affetti da schizofrenia e hanno sottolineato come il

funzionamento delle diverse componenti della memoria sia compromesso.

(2)

cor-di prosa, con riferimento all’accuratezza nell’esposizione del contenuto del brano ascoltato 221 23 ed eventuali falsi positivi, distorsioni, dimenticanze e intrusioni.

Tali compromissioni, nello studio di Lee et al. (2006), sono state in misura maggiore rilevate durante il primo iniziale ricordo immediato, poiché la performance tendeva al miglioramento dopo le cinque ripetizioni del brano previste, suggerendo così una capacità dei pazienti di apprendere e consolidare le infor-mazioni in seguito alla ripetuta esposizione al materiale. La presente ricerca è stata condotta al fine di indagare tale aspetto ed eventualmente concordare con quanto esposto in letteratura. Differentemente dalle modalità adoperate da Lee et al. (2006) il brano è stato presentato solo una volta ai pazienti, così come previsto nella forma II di C.P. Stone e D. Wechsler della “Wechsler Memory Scale – Logical Memory Test” 24, ed è stato valutato il ricordo immediato e differito.

L’ipotesi del presente studio è che i pazienti mostrino prestazio-ni deficitarie nella capacità di rievocazione, diversificando la stessa nella sua forma immediata e differita.

Metodi

Partecipanti

Sono stati reclutati per la ricerca 32 soggetti affetti da patolo-gia schizofrenica (21 maschi e 11 femmine; età media 43,44 ± 8,50; scolarità 2,41 ± 0,67*), diagnosticata attraverso i criteri previsti all’interno del DSM-IV-R, ambulatorialmente seguiti presso il Centro di Igiene Mentale di Locri (RC) e il Centro di Salute Mentale di Gioiosa Jonica (RC).

I criteri di esclusione al nostro studio sono stati i seguenti: schizo-frenia schizoaffettiva, storie di disturbi pervasivi dello sviluppo, ritardo mentale, disturbi d’ansia, disturbi ossessivo-compulsivi, patologie psicotiche non rientranti all’interno delle sottotipologie schizofreniche previste dagli attuali manuali diagnostici, abuso di sostanze o alcool in atto, o altre condizioni neurologiche diagno-sticate. Inoltre, per evitare che un eventuale deterioramento co-gnitivo dei partecipanti alla ricerca, inevitabilmente, influenzasse l’andamento di tutte le prove, i soggetti, che al MMSE ottenevano un punteggio inferiore a 24, sono stati esclusi dal presente stu-dio. Non hanno preso parte allo studio, inoltre, i soggetti che al “Token Test”, presentavano un deficit di comprensione, al fine di escludere che le mancate o inesatte risposte ai test potessero essere attribuibili a un erroneo intendimento della consegna. I pazienti con diagnosi di schizofrenia, che hanno partecipato alla ricerca, sono distribuiti nel modo descritto nella Figura 1, secondo il DSM-IV TR.

I soggetti clinici sono stati comparati a un gruppo di controllo costituito da 32 soggetti (21 maschi e 11 femmine; età media 43,25 ± 10,40; scolarità 2,44 ± 0,62*) opportunamente appa-iati per età cronologica e grado d’istruzione, esenti patologie cerebrali focali o diffuse, disturbi psichiatrici, dipendenza da sostanze psicoattive e compromissioni senso-motorie.

Tutti i partecipanti hanno firmato un consenso informato do-po aver ricevuto una descrizione degli scopi e delle procedure dello studio.

teccia pre-frontale e le regioni ippocampali, con conseguente malfunzionamento della memoria verbale. A tal proposito, in letteratura una somiglianza con il comportamento schizofreni-co è rilevata da alcuni Autori 9 10 con ciò che viene manifestato dai pazienti con lesione frontale. Le anomalie manifestate da questi pazienti possono riguardare lesioni a livello della cortec-cia anteriore sinistra, che comportano deficit di organizzazione e controllo esecutivo del linguaggio e a livello della corteccia anteriore destra, coinvolta nel controllo sociale e situazionale dello stesso. I pazienti con lesioni frontali destre manifestano “tangenzialità, cambiamenti d’argomento inaspettati, discorso socialmente inappropriato contenuto chiaramente confabulato-rio o delirante in un sensorium integro” 11.

McGrath (1991) ribadisce che i vari deficit del linguaggio os-servati nella schizofrenia possano riflettere i deficit nei vari cir-cuiti corticali e subcorticali che si proiettano nella corteccia prefrontale.

I lobi frontali giocano un ruolo critico anche nelle funzioni co-gnitive necessarie per l’organizzazione del comportamento 12, pertanto, danni alla corteccia frontale possono comportare difficoltà nel mantenimento dell’attenzione e nella capacità di discernere, ed eventualmente inibire, stimoli irrilevanti e di co-gliere quelli rilevanti per il compito 13.

Le capacità di apprendimento e di memoria verbale, inoltre, non sono considerate dipendenti da variabili demografiche co-me la scolarità o il genere 14 o da varabili cliniche come la du-rata e la severità della patologia 15. Esse sembrerebbero rappre-sentare uno dei più marcati predittori dell’outcome funzionale dei pazienti, che include le attività quotidiane e le possibilità occupazionali dei soggetti, così come le interazioni sociali 16. In generale, la severità dei deficit di memoria nella schizofrenia dipende da specifiche condizioni nelle quali le informazioni sono apprese, nonché dalla modalità sperimentata per il richia-mo 17. Sembrerebbe che durante la fase di encoding i pazienti non usino strategie di organizzazione semantica per facilitare sia la ritenzione sia il recupero del materiale mnesico. Ciò po-trebbe riflettere un sottostante fallimento nell’auto-generazione di strategie organizzazionali 18 19. Tale dato è supportato dalle ricerche che hanno rilevato come i pazienti traggano benefici se vengono loro insegnate delle strategie finalizzate alla struttu-razione del materiale da ritenere in memoria 20.

I deficit nella memoria verbale compromettono anche l’inte-grazione della persona in reali situazioni di vita, in termini di capacità di utilizzare le conoscenze possedute per interagire nei diversi contesti. I soggetti con schizofrenia mostrano, infatti, una tendenza al frazionamento degli eventi da ricordare, sen-za, pertanto, riuscire a dare una rappresentazione integrata e non parziale delle informazioni contestuali, relative a se stessi e all’ambiente esterno, deficit derivato, secondo alcuni autori, da una difficoltà a elaborare le informazioni contestuali 21. Per comprendere le modalità e l’accuratezza attraverso cui i soggetti schizofrenici processano le informazioni relative al contesto e le organizzino e le integrino in un percetto mnemo-nico integrato, sono state strutturate delle prove che prevedono la memorizzazione di liste di parole 22, sebbene risultati ancor più interessanti, siano stati offerti dallo studio della memoria

(3)

3) “Matrici Progressive di Raven – 38” (RPM) (Set: A, B, C, D, E) (Raven, 1938);

4) “Test di Corsi” (De Renzi e Nichelli, 1975; Spinnler e To-gnoni, 1987);

5) “WMS- Logical Memory Test” (Wechsler, 1997b);

6) “Token Test” (TT) (De Renzi e Vignolo, 1962; Spinnler e Tognoni, 1987);

7) “Il test di Rey. Figura complessa B” (Di Nuovo, 1976); 8) “Test di intelligenza breve” (TIB) (Sartori G. et al., 1997); 9) “Digit Span” forward & backward (Orsini et al., 1997). 10) “Scala per la valutazione dei disordini comunicativi in

pa-zienti con schizofrenia” (Bazin et al., 2005).

Si è proceduto nel “WMS - Logical Memory Test” analizzando l’accuratezza del ricordo, ossia il numero di elementi ricordati, approfondendo le eventuali confabulazioni e intrusioni presen-tate durante l’esposizione del brano. Per impedire una reitera-zione volontaria dello stesso, è stato interposto tra le due prove il “Test di Corsi”.

La somministrazione dei test è stata bilanciata rispetto all’or-dine di somministrazione delle prove, alternando tra verbali e spaziali in modo tale che lo svolgimento dell’una non potesse subire l’influenza della precedente.

Analisi dei dati

Al fine di verificare le eventuali differenze nelle prestazioni ai test dei due gruppi, è stato utilizzato l’”Independent-Samples T Test”.

Per verificare le correlazioni esistenti tra i test somministrati, è stata condotta un’analisi attraverso la stima del coefficiente di correlazione di Pearson.

Inoltre, tutte le volte in cui i parametri osservati si svolgevano in due tempi (memoria immediata e differita), i dati sono stati elaborati attraverso un’analisi della varianza a misure ripetute (MANOVA), di cui una variabile between subject e una within subject: 2 (Gruppi: (pazienti con schizofrenia vs. controlli) X 2 (Fasi: immediata X differita).

I due gruppi non presentavano differenze significative per età (F(1,32) = 0,006; p = ,937) e scolarità (F(1,32) = 0,038; p = ,846). Gli psichiatri dei due centri hanno compilato per ciascun pa-ziente le PANNS – “Positive and Negative Syndrome Scale 25, per rilevare i sintomi psichiatrici negativi e positivi caratteriz-zanti il quadro patologico. I punteggi sono stati i seguenti: • SAPS (Scale for Assessment of Positive Symptoms) –

M = 19,84 ±6,50;

• SANS (Scale for Assessment of Negative Symptoms) – M = 23,31 ± 7,14;

• Scala di Psicopatologia Generale – M = 44,06 ± 9,70. Da ciò emerge un quadro caratterizzato da prevalente minus di elementi sociali, di contro un plus di sintomi positivi, ciò in linea di massima presumibilmente attribuibile a una buona compensazione della sintomatologia per via della somministra-zione farmacologica specifica. I pazienti presentano, pertanto, sintomi quali apatia, paratimia, abulia e anedonia, accompa-gnati da un rilevante isolamento affettivo.

Strumenti e procedure

A ciascun soggetto sono stati somministrati i seguenti test: 1) “Mini Mental State Examination” (MMSE) (Folstein et al.,

1975);

2) “Le 15 parole di Rey” (Rey Auditory Verbal Learning Test – RAVLT) (Rey, 1958);

FIgUra 1.

Diagnosi. Diagnosis.

Tabella I.

Punteggi ottenuti nei test somministrati. Test’s scores (M ± SD).

Pazienti con schizofrenia Controlli T df p

MMSE M = 27,22 ± 1,68 M = 29 ± 1,295 -4,751 62 0,001

RPM M = 86,5 ± 16,339 M = 110,97 ± 15,755 -6,098 62 0,001

Corsi M = 4 ± 0,842 M = 5 ± 0,984 -4,368 62 0,001

TT M = 30,281 ± 3,045 M = 27,016 ± 3,0307 4,3 62 0,001

TIB M =14,41 ± 7,607 M = 8,09 ± 6,502 3,568 62 0,001

QIT M = 100,084 ± 8,489 M = 107,089 ± 7,247 -3,55 62 0,001

QIV M = 99,0797 ± 8,810 M = 104,885 ± 7,677 -2,81 62 0,007

QIP M = 99,1765 ± 8,447 M = 106,505 ± 6,854 -3,811 62 0,001

DSA M = 5,906 ± 1,253 M = 6,891 ± 1,4851 -2,865 62 0,006

DSI M = 2,97 ± 1,047 M = 4,44 ± 1,684 -4,191 62 0,001

(4)

Dalle Figure 2 e 3 può osservare che la curva di apprendimento esprime un trend maggiormente crescente nel gruppo di control-lo, e un tasso di forgetting maggiore nei pazienti.

Un’analisi della varianza a misure ripetute (MANOVA) ha permesso di evidenziare, per il “WMS-Logical memory test”, divergenze nei risultati dei due gruppi. Il gruppo di controllo mostra una sostanziale ritenzione della traccia, non

influenza-risultati

I risultati, confrontati attraverso l’analisi statistica, “Indepen-dent-Samples T Test”, hanno messo in luce differenze signifi-cative in tutti i test somministrati, così come evidenziato dalla Tabella I.

I risultati al MMSE hanno evidenziato come per i pazienti l’au-mentare della scolarità sia correlato con una diminuzione del deterioramento cognitivo [r(32) = 0,351, p = ,049]. Non vi è cor-relazione tra la stima del deterioramento cognitivo e quella del quoziente intellettivo [r(32) = 0,186, p = ,307], che verosimil-mente potrebbe essere conseguente agli effetti collaterali di una protratta somministrazione farmacologica.

I punteggi ottenuti al MMSE da tutti i soggetti, inoltre, sono cor-relati significativamente anche con le abilità di comprensio-ne [Pazienti: r(32) = 0,467, p =,007; Controlli: r(32) = 0,538, p = ,001].

Come ci attendevamo per i soggetti di controllo vi è una correla-zione significativa tra il quoziente intellettivo e i punteggi ottenu-ti al MMSE [r(32 = 0,604, p = ,001)].

È emersa, inoltre, una differenza tra i punteggi medi ottenuti al test RPM nei soggetti con patologia e gli adulti di controllo e un declino cognitivo nei pazienti (Tab. II).

I due test, nei soggetti con patologia, risultano correlati [r(32) = -0,502, p = ,003], pertanto, all’aumentare della stima del quoziente intellettivo, corrisponde una diminuzione degli errori nel TIB.

Nei controlli tale correlazione non si evidenzia [r(32) = -0,249, p = ,169].

Il declino sarebbe progressivo dopo l’esordio della patologia, seppur limitato ai primi 3-5 anni della malattia 35.

L’analisi multivariata evidenzia una differenza significativa tra i due gruppi al richiamo del RAVLT, rilevabile dal confron-to tra valori medi della quinta ripetizione rispetconfron-to alla prima (tasso di apprendimento), Fasi F (4, 248) = 102,38, p = ,001, Gruppo F (1, 62) = 1011,49, p = ,001, Gruppo per fasi (4, 248) = 5,99, p = ,001, e dalla comparazione tra i valori medi della quinta ripetizione, rispetto al richiamo differito (tasso di forgetting).

Fasi F (1,62) = 41,867, p = ,001; Gruppo F (1,62) = 730,976, p = ,001; Gruppo per fasi (1,62) = 4,652, p =, 001 (Tab. III).

Tabella II.

Punteggi RPM e TIB – M (DS). Scores RPM and TIB – M(SD).

rPM TIb

Gruppo con patologia 86,50 ± 16,34 100,08 ± 8,49 Gruppo di controllo 110,97 ± 15,75 107,09 ± 7,24

Tabella III.

Punteggi prove RAVLT – M (DS). Test scores RAVLT – M (SD).

1 2 3 4 5 Differita

Gruppo con patologia 3,06 ±1,79 4,40± 2 5,15 ± 1,69 5,90 ± 2,11 6,62 ± 2,85 6,62 ± 2,85

Gruppo di controllo 5,47 ± 1,85 7,34± 2,30 9,31 ± 2,18 10,25 ± 1,92 10,69 ± 2,35 10,69 ± 2,35

FIgUra 2.

Fasi RAVLT. RAVLT phases.

FIgUra 3.

Confronto tra la V ripetizione e la prova differita. Comparison

(5)

Le differenze significative emergono, pertanto, nelle prestazioni fra soggetti ma non nelle diverse fasi di rievocazione della trac-cia, laddove un dato importante per i pazienti è la resistenza della stessa (Fig. 5).

Da tali dati si osserva come per il materiale visuo-spaziale vi sia minore decadenza della traccia rispetto a quanto succede per il materiale uditivo verbale.

Si riscontra, inoltre, una difficoltà dei pazienti a elaborare ade-guatamente le informazioni contestuali 34, che conduce presta-zioni deficitarie nella “Scala di valutazione dei disordini comu-nicativi”.

Discussione e conclusione

La valutazione neuropsicologica dei pazienti con schizofre-nia si rivela uno strumento fondamentale finalizzato a stimare correttamente il grado di compromissione cognitiva, nonché sviluppare trattamenti concreti ed efficaci. Il presente studio si inserisce in tale ottica, laddove, oltre le finalità conoscitive, ci si pone l’obiettivo di utilizzare i dati come ausilio per strutturare programmi di riabilitazione neuropsicologica che vertano sul potenziamento delle abilità cognitive residue dei pazienti, non gravemente compromesse dalla patologia.

Come si evince dal confronto dei risultati, si ravvisano notevoli divergenze nelle prestazioni dei due gruppi, per quanto riguar-da tutti i test somministrati.

Un dato interessante si rivela dal fatto che i due gruppi presen-tano similari percentuali di intrusioni al RAVLT. Tale riscontro si accorda con quanto espresso in letteratura 21, laddove si enfatiz-zava la possibilità per i soggetti di controllo di commettere un nu-mero di falsi positivi anche maggiori dei pazienti schizofrenici, nei compiti di ricognizione. Ciò si potrebbe ipotizzare dipenda dal maggior numero di elementi che complessivamente i soggetti di controllo ritengono in memoria.

Inoltre, al contrario di quanto ci si aspetterebbe, date le analo-gie tra pazienti con schizofrenia e pazienti frontali, il maggior ta dal trascorrere dei minuti, mentre i pazienti, oltre ad avere

prestazioni più scadenti, presentano un decadimento della traccia (Fig. 4).

Fasi F (1, 62) = 1,809, p = ,001 Gruppo F (1, 62) = 129,943, p = ,001 Gruppo per fasi (1, 62) = 10,865, p = ,001

Il numero d’intrusioni nei pazienti è maggiore rispetto ai con-trolli, sebbene, però i dati si invertano nel caso delle perseve-razioni (Tab. IV).

L’analisi della varianza a misure ripetute (MANOVA) ha per-messo di evidenziare, così come emerge dal grafico 5, alla “Fi-gura di Rey B”, differenze tra i due gruppi nella riproduzione immediata e differita.

Nel caso del gruppo clinico le prestazioni sono “simil-aprassi-che” nel senso che i particolari del disegno stesso risultano mal riprodotti.

Fasi F (1,62) = 0.005, p = ,944 Gruppo F (1,62) = 359, 296, p = ,001 Gruppo Per Fasi (1,62) = 0,157, p = ,693

Tabella IV.

Intrusioni e perseverazioni RAVLT (M ± DS). Intrusion and

perseveration in RAVLT (M ± SD).

gruppo con patologia

gruppo di controllo

Intrusioni R.I. 2,75 ± 2,409 2,593 ± 2,380

Intrusioni R.D. 1 ± 1,163 0,718 ± 0,924

Perseverazioni R.I. 3,406 ± 3,825 4,843 ± 3,332 Perseverazioni R.D. 0,25 ± 0,508 0,781 ± 1,039

R.I.: ricordo immediato; R.D.: ricordo differito.

FIgUra 4.

Prova immediata e differita WMS-Logical memory test.

Immediate and delayed WMS-Logical memory test.

FIgUra 5.

Prova immediata e differita “Figura di Rey B”. Immediate and

(6)

mente con la WAIS, riflettendone parzialmente i punteggi. In contrasto ci si aspetterebbe che non vi sia alcuna associazione tra le misure dell’intelligenza cristallizzata e il NART (National Adult Rating Scale) 39.

Il nostro studio suggerisce la possibilità di approfondimenti fu-turi volti a verificare se queste considerazioni possono essere rivolte ai soggetti con schizofrenia, nell’ottica di interventi ria-bilitativi che integrino nel miglior modo le abilità non compro-messe dalla patologia.

È importante sottolineare, data la grande varietà di manifestazioni patologiche e quadri clinici differenti, la necessità di un approc-cio olistico che preveda un trattamento integrato tra riabilitazio-ne riabilitazio-neuropsicologica, approccio farmacologico e psicoterapia 18, strutturato in base alle necessità della persona e avente come obiettivo non soltanto la scomparsa della sintomatologia psicotica eclatante, ma anche e soprattutto una riabilitazione psico-sociale. Così come sostenuto da Csernansky (2002), è il paziente, stesso ad avere un umano bisogno di andare oltre il semplice obiettivo dei trattamenti “biologici”, per ottenere dei benefici.

Ringraziamenti

Sentiti ringraziamenti, sono rivolti al direttore del DSM, Asl 9 di Locri (RC), primario dott. De Felice Flaminio, nonché al perso-nale medico e paramedico, il cui contributo è stato essenziale per il coinvolgimento dei pazienti.

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numero di perseverazioni si presenta nei soggetti di controllo, sia nella fase immediata sia differita.

Il “test di memoria di prosa”24 ha evidenziato delle prestazioni deficitarie dei soggetti con patologia, sia per quanto riguarda il richiamo immediato (M = 5 ± 2,50), sia il richiamo differito (M = 3,5 ± 2,65). Ipotizzando una divisione del gruppo in due ran-ge di età (pazienti di età compresa tra 28 e 43 anni – pazienti di età compresa tra 44 e 60 anni), oltre che ravvisare in entrambi un decadimento della traccia a seguito della somministrazione di un compito non interferente, si evidenzia un punteggio infe-riore nei soggetti con età maggiore (4,6 ± 2,94 vs. 5,4 ± 4,13), probabilmente ciò giustificato in conseguenza a un maggiore declino cognitivo conseguente a un’assunzione di farmaci da maggior tempo, oltre effetto del decadimento fisiologico cere-brale che la patologia comporta.

L’andamento delle prove suggerisce, pertanto, una difficoltà nella produzione di una strategia adeguata per l’immagazzi-namento del materiale, tanto che non si assiste né nel RAVLT né nel test di memoria di prosa a una prevalenza degli effetti primary e recency, da cui consegue un’incapacità di rievocare correttamente la traccia e una facile distraibilità del soggetto verso informazioni non pertinenti.

Le prestazioni differenti nelle prove verbali e visuo-spaziali tro-vano conferma con quanto prima esposto in letteratura, ossia l’esistenza di servo sistemi differenti per la ritenzione delle di-verse tipologie di stimoli.

Analogamente a studi condotti in precedenza un gruppo di pazienti schizofrenici, analizzati da Goldberg et al. (1993) e Paulsen et al. (1995), mostrava significative differenze rispetto al gruppo normale nei test di memoria dichiarativa, come la memoria logica immediata e ritardata della “Wechsler Memory Scale-Revised” (WMS-R) e per tutte le misure del “California Verbal Learning Test” (CVLT). Lo schema di tali deficit neuro-psicologici suggerirebbe una compromissione della funzione parieto-occipitale, temporale e frontale, vale a dire un’altera-zione dell’intera corteccia 37.

In conclusione si può, pertanto, sottolineare che le difficoltà riscontrate nelle capacità di memoria verbale dichiarativa siano rilevanti nei soggetti con schizofrenia e che tale deficit costitui-sca un dato che potrebbe verosimilmente rivelarsi di aiuto nella riabilitazione di tali soggetti, potenziando le capacità cognitive residue che, come è emerso, sono maggiormente stabili nella modalità visuo-spaziale.

Compromissioni della memoria verbale possono comportare deficit delle capacità meta cognitive, ossia interferire con la ca-pacità di strutturare la rappresentazione del proprio stato inte-riore così come quello di altri, di riconoscere che gli altri hanno punti di vista diversi e di vedere se stessi come persone che sperimentano complessi stati interiori 38.

(7)

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